sabato 12 novembre 2016

Una rapina nella rapina, anzi due.

Abbiamo già spiegato in cosa consiste la rapina pensionistica, e ne parleremo ancora in futuro in maniera approfondita.
All'interno della rapina pensionistica tuttavia, se ne nasconde (ma neanche tanto) un'altra; anzi due.

Qualcuno potrà dire (e dice): "Va bene, le pensioni passate, retributive, erano molto più generose, e quindi dobbiamo coprire questa spesa con alti contributi, e le pensioni contributive future saranno meno generose, ma almeno, visto le pensioni saranno calcolate in base ai contributi versati, con questi alti contributi, avremo pensioni più alte."
Non è nemmeno così, purtroppo. Vediamo perché.

La prima truffa

Le pensioni italiane si basano su un sistema a ripartizione: le pensioni vengono pagate ogni anno dai contributi versati dai lavoratori nello stesso periodo. Gli attuali lavoratori/contribuenti, a loro volta, in futuro, riceveranno pensioni pagate dai futuri lavoratori.
Per questo si parla generalmente di "solidarietà generazionale". Ma è ovvio che in questo senso, proprio in nome di questa 'generosità', ogni contributo pagato dai lavoratori per le pensioni attuali deve anche essere "computato" per la sua futura pensione. Altrimenti sarebbe una truffa.

La spesa pensionistica italiana vale circa 270-280 miliardi, i contributi effettivi pagati dai lavoratori circa 190 miliardi. La differenza, 80-90 miliardi, viene coperta dallo stato, dalla 'fiscalità generale'.. ovvero, sempre dalle tasse dei contribuenti.
In realtà, invece della spesa lorda, bisognerebbe considerare la spesa pensionistica netta, al netto delle tasse pagate dai pensionati, visto che queste non sono altro che "partite di giro".
Questo tasse valgono circa 50 miliardi. Quindi la spesa pensionistica netta è di circa 220-230 miliardi.
Abbiamo quindi comunque un "buco" di 30-40 miliardi pagate da tasse, e non da contributi.

Per molti, ciò è naturale, perché parte della spesa pensionistica comprende prestazioni 'assistenziali', invece che 'previdenziali';
[per prestazioni 'previdenziali' si intendono quelle che seguono dal pagamento di contributi (in questo senso è indifferente se poi queste pensioni siano calcolate con metodo retributivo, contributivo, o con qualsiasi altro metodo); quelle assistenziali invece sono completamente sganciate dai contributi versati].
Anzi, molti sostengono che il problema italiano non sia della 'previdenza', ma della spesa assistenziale, la quale "dovrebbe essere pagata esclusivamente dalla fiscalità generale".
E, secondo loro, bisognerebbe separare meglio i due tipi di spese.

Facciamo prima di tutto notare che tale distinzione è spesso solo di 'comodo', perché dipende dalle regole pensionistiche: chi riceve una pensione "sociale" non è detto che non abbia mai versato contributi, spesso, semplicemente, non è arrivato a quei 15 anni i contributi che definiva il limite minimo - definito in passato - per poter ricevere una pensione di anzianità o di vecchiaia, quindi previdenziale. Ma tale limite sarebbe potuto essere di 10 anni, piuttosto che 20 anni. Come si vede, il risultato, e quindi la distinzione tra 'previdenza' e 'assistenza', dipenderebbe solo da queste regole.
Ma, paradossalmente, si potrebbe 'spingere' l'assistenza sino ad assorbire una quota sempre più alta della spesa totale, e quindi utilizzando una quota sempre più alta di tasse, attraverso la 'fiscalità generale'.
Ma che siano contributi o tasse, queste risorse, questi soldi, sono pagati dai contribuenti, che quindi ne sopportano un sacrificio.
La distinzione tra previdenza e assistenza è quindi solo di comodo, proprio per far apparire la 'vera spesa pensionistica' del tutto in linea con quella di altri paesi.
Scelta di comodo, soprattutto dal punto di vista economico, perché come detto, queste tasse, che pure costituiscono un contributo degli attuali lavoratori alle pensioni attuali, in base alla "solidarietà generazionale", non produrranno in futuro pensioni.
Ecco la truffa.

Questi 30-40 miliardi, pagati ogni anno dai lavoratori, non gli garantiranno pensioni.
Sarebbe meglio, a questo punto, trasformare tutti i "contributi", veri e fiscali, in contributi veri e propri, che si trasformino un domani in pensioni.
Proprio il contrario di quello che si augurano molti.


La seconda truffa

A questa prima truffa se ne aggiunge una seconda, simile nei modi, più piccola di entità, ma per certi versi, più grave.
Se consultiamo i bilanci INPS, presenti e passati, possiamo accorgerci di un fatto curioso.
La Gestione Prestazioni Temporanee, quella che gestisce le prestazioni 'assistenziali' quali la malattia, la cassa integrazione (ordinaria), la maternità, gli assegni famigliari, etc.. è sempre stata in attivo, sia come conto economico che come situazione patrimoniale.




Il risultato d'esercizio della GPT al 2007, prima della crisi, è arrivato addirittura a quasi 9 miliardi, e la situazione patrimoniale sfiora oggi i 190 miliardi. Ce ne sarebbe da finanziare tutti gli interventi per l'emergenza "disoccupazione".. per decenni; e non maniera molto più incisiva di quello che si fa oggi (la spesa per disoccupazione italiana è molto più bassa di quella impiegata da altri paesi).
Questo se il "patrimonio" della GPT..si trovasse veramente nelle sue "casse".
Invece non c'è, questi 190 miliardi non esistono. E il motivo è che sono stati utilizzati nel corso degli anni per le pensioni, nello specifico, dal Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti.
Contrariamente a quello che credono molti, quindi, non sono i contributi pensionistici che finanziano la cassa integrazione, la disoccupazione, etc.. ma i contributi per cassa integrazione, disoccupazione, etc.. che finanziano le pensioni (o almeno è stato così per molto tempo).
Ma come è stato possibile?
Per un "piccolo" articolo della legge che riformò l'INPS nel lontano 1989, l'art. 21 della legge 88, che afferma:

Fondi dei lavoratori dipendenti

1. Nell'ambito del comparto riguardante la gestione dei lavoratori dipendenti, oltre al fondo di cui all'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1970, n. 639 , è istituita la gestione di cui al successivo articolo 24.
In tale ambito il consiglio di amministrazione può deliberare l'utilizzazione, senza corresponsione di interessi, degli eventuali avanzi di gestione.

Cosa dice in sostanza questo articolo? Che se una qualche gestione all'interno dell'Inps "avanza dei soldi" a fine anno, questi possono essere utilizzati per le pensioni (senza corresponsione di interessi).
Ecco uno strumento perfetto per "finanziarsi gratuitamente". Sì, perché anche in questo caso, i contributi versati per cassa integrazione, malattia, disoccupazione, etc.. anche se utilizzati per pagare le pensioni, non sono considerati 'contributi previdenziali' per chi li ha versati, e quindi non produrranno alcuna pensione futura per chi li ha versati.
Tali 'avanzi' hanno prodotto un enorme debito. Vediamo a quanto ammonta.




Al 2008 aveva superato i 150 miliardi. 150 miliardi...di "generosità", che costituiscono un'ulteriore truffa pensionistica confezionata dallo stato italiano a danno degli attuali contribuenti.
E' del tutto ovvio che, invece di far accumulare alla GPT ogni anno tutti questi avanzi, sarebbe stato possibile diminuire i contributi per queste voci, e aumentare nella stessa misura quelli propriamente previdenziali. I conti alla fine, sarebbero stati gli stessi, ma quei contributi previdenziali in futuro sarebbero diventati pensioni. Ecco perché non è stato fatto.

Dal 2008, poi, con la crisi, la Gestione Prestazioni Temporanee si è trovata nella necessità di dover utilizzare veramente le risorse che incassava per i propri bisogni, per il numero crescente di richieste di cassa integrazione e disoccupazione; quindi gli avanzi si sono ridotti.
Anzi, sappiamo che in molti casi sono dovute intervenire le regioni per finanziare molti interventi 'speciali' (cosa che non sarebbe stata necessaria se la GPT avesse avuto la disponibilità degli oltre 170 miliardi di 'patrimonio').Possiamo inoltre notare che, dal 2008, tale debito ha iniziato a calare.
Se diminuisce un debito, significa che il FPLD ha iniziato a 'rimborsare' quanto ricevuto.
Eppure non esiste nessuna evidenza di questo fatto, almeno leggendo i bilanci.
E questo è un piccolo mistero, al quale l'INPS, da me interpellato, non ha ad oggi saputo dare una risposta.

L'entità di questa secondo truffa è inferiore alla prima, ma per certi versi è più grave.
Difficile infatti stabilire "chi ha versato e cosa" dei soldi prelevati dalla 'fiscalità generale' per finanziare il buco pensionistico. Quindi impossibile far diventare quei pagamenti 'diritti'.
Non così in questo caso.
I contributi versati per la GPT sono personali, si sa chi li ha versati e quanto ha versato, quindi si potrebbe facilmente stabilire si quanto è stato truffato ogni lavoratore con questo sistema.

Ce ne sarebbe per avviare una causa collettiva contro l'INPS e lo stato.
Forse l'INPS fallirebbe, e con esso l'attuale sistema pensionistico, ma sarebbe la cosa migliore e più giusta.

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