mercoledì 26 ottobre 2016

Italia e Germania: pensioni a confronto

Questo articolo è stato scritto qualche settimana fa e già pubblicato su TheFielder; lo ripubblico qui come 'intermezzo' alle mie 'lettere'.

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Molto spesso, quando i mezzi d’informazione parlano di pensioni, lo fanno sottolineando l’esiguità degli assegni pensionistici. Dopo la pubblicazione dell’ultimo Rapporto annuale dell’INPS a luglio, per esempio, il titolo più frequente degli articoli che trattavano la notizia, riportandone i contenuti, era “Il 38% dei pensionati prende meno di mille euro al mese”. Ma quanto sono veramente “povere” (o ricche) le pensioni italiane?

Per rispondere a questa domanda andrebbero confrontate con quelle d’altri Paesi, secondo i redditi o le pensioni medie, o, meglio ancora, attraverso le distribuzioni per classi di reddito. Purtroppo questo tipo di confronti non è sempre possibile, perché molti Paesi non dispongono di dati sempre aggiornati di questo tipo, o perché, quando esistono, i dati sono troppo disomogenei, per forti differenze tra i sistemi pensionistici dei vari Paesi, a livello di classificazioni, gestioni e regole.

Pur consapevoli di questi limiti, possiamo tentare un confronto diretto con qualche singolo Paese, scegliendo i dati più opportuni tra quelli disponibili. Qui proveremo a farlo con la Germania, anche perché è un Paese che presenta caratteristiche demografiche molto simili all’Italia, cioè una popolazione molto “anziana”.

I dati per la Germania provengono dall’ultimo rapporto sul sistema pensionistico del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali (www.bmas.de); sono relativi ai redditi pensionistici 2015 del sistema pensionistico obbligatorio (che generalmente non comprende le pensioni degli autonomi e dei dipendenti pubblici). Per i dati italiani useremo quelli del XV Rapporto annuale INPS, che contiene i redditi 2015. Per un utile confronto “interno”, indicheremo anche la retribuzione media dipendente per lo stesso anno (retribuzione calcolata al netto dei contributi sociali, di fonte Eurostat).

I redditi pensionistici appartengono generalmente a tre diverse tipologie: pensioni di vecchiaia (vecchiaia o anticipata), pensioni di reversibilità (per vedove/i e orfani), pensioni d’invalidità. Ovviamente ogni pensionato può essere beneficiario di una o più pensioni, anche di diversa tipologia, per cui i dati tengono conto di questa differenza.

REDDITI PENSIONISTICI IN GERMANIA, 2015
(Euro/mese, assicurazione pensionistica obbligatoria)


Questa invece la situazione dei redditi pensionistici INPS (che comprende anche pensioni di tipo assistenziale):

REDDITI PENSIONISTICI IN ITALIA, 2015

(Euro/mese, INPS)


Inseriamo qualche grafico per confrontare meglio questi numeri.







Passiamo ora al confronto sulla distribuzione per classi di reddito.

 DISTRIBUZIONE DEI REDDITI PENSIONISTICI 2015

(percentuale di pensionati nella classe su totale)




I risultati del confronto sono quindi ben evidenti: i redditi pensionistici italiani sono molto più generosi di quelli tedeschi.

Qualcuno potrebbe sottolineare che la cosa è del tutto logica, dato che la Germania ha un sistema pensionistico diverso dal nostro, ma così dicendo ci fornirebbe subito la risposta al problema. Perché in Italia non abbiamo creato un sistema pensionistico più simile a quello tedesco, capace di fornire pensioni “adeguate” ma con una spesa contenuta?

La differenza sta ovviamente nella diversa concezione dei compiti di un sistema pensionistico pubblico. Da noi, almeno col vecchio sistema retributivo, le pensioni dovevano garantire (quasi) lo stesso reddito raggiunto dal lavoratore a fine carriera, indipendentemente dai contributi versati, indipendentemente dallo stato dell’economia, e quindi della “capacità contributiva” nazionale; e così, assegni pensionistici di 3 mila, 4 mila, 5 mila euro al mese e oltre, magari pagati da più di 30 anni, ingrossano enormemente la spesa totale, che pesa sui contribuenti.




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